Alla scoperta di Via Dandolo: il Palazzo del Consorzio Solidarietà Sociale Forlì-Cesena
Alla scoperta di Via Dandolo: il Palazzo del Consorzio Solidarietà Sociale Forlì-Cesena
Tracce di storia tra sobrietà architettonica e vocazione collettiva
Passeggiando per le vie dei nostri centri storici, spesso incontriamo edifici che sembrano “semplici”, silenziosi testimoni del tempo. Ma dietro quelle facciate lineari, quelle finestre ordinate e quei portoni ad arco, si cela un mondo di storie, di stili e di funzioni mutate nel corso dei secoli. È questo il caso dell’edificio che oggi ospita il Consorzio Solidarietà Sociale: una struttura che, pur priva di apparati decorativi vistosi, racchiude in sé molte tracce di un passato affascinante.
In questo articolo proveremo a ricostruirne l’origine e l’evoluzione, sulla base delle sue caratteristiche architettoniche e costruttive. Non si tratta di certezze assolute, ma di ipotesi ragionate, fondate su confronti tipologici, elementi stilistici e dati storici generali. Gli indizi ci guidano verso un’epoca compresa tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, in un contesto architettonico pre-unitario comune a molte realtà del Nord Italia, soprattutto in ambito emiliano-lombardo.
Naturalmente, molto resta ancora da approfondire. Una futura ricerca archivistica o archeologica potrà confermare o rivedere queste ipotesi, arricchendo ulteriormente la lettura di questo edificio. Intanto, esploriamo insieme le sue forme, i suoi materiali e i possibili significati che – pietra dopo pietra – raccontano una piccola ma preziosa storia locale.
🏛 Epoca probabile: tardo Settecento – prima metà Ottocento (ca. 1780–1840)
In questo caso, l’edificio rientra in una tipologia architettonica pre-unitaria, molto comune nei contesti cittadini e rurali dell’Italia settentrionale, soprattutto in zone lombarde, emiliane o piemontesi.
🧱 Caratteristiche coerenti con la supposta datazione
✔️ Tipologia costruttiva
- Edilizia civile semplice, forse nato come progetto di casa borghese su modello di edificio conventuale, poi riadattata.
- Muratura portante in mattoni intonacati, tipica dell’epoca pre-industriale.
- L’assenza di decorazioni è coerente con l’architettura neoclassica minore o tardo-settecentesca, che prediligeva sobrietà, simmetria, funzionalità.
✔️ Finestre e persiane
- Finestre verticali strette e alte, regolari, tipiche del razionalismo neoclassico.
- Persiane a battente in legno, da sempre elemento tipico nelle zone padane.
- Assenza di timpani, cornici e modanature, coerente con edifici utilitari o religiosi adattati all’uso civile.
✔️ Ingressi ad arco ribassato
- Gli archi a tutto sesto o ribassati erano frequenti nei palazzi e conventi della fine del ‘700 e prima metà ‘800.
- Potrebbero indicare un’origine più importante o collettiva (solitamente legata ad ex monasteri, sedi comunitarie o simile).
📍 Ipotesi sulla funzione originaria
Vista la struttura:
- È plausibile che l’edificio potesse essere stato pensato per diventare successivamente un convento, casa canonica o edificio a uso collettivo poi riadattato (abitazioni, sede sociale, ente pubblico), come testimoniato dai fatti.
- La sua attuale funzione sociale (Consorzio di Solidarietà Sociale) continua questa vocazione comunitaria.
🏷 Possibili stili di riferimento
Pur essendo sobrio e senza ornamenti evidenti, l’edificio si inserisce in una corrente architettonica neoclassica funzionale:
- Tardo neoclassicismo italiano rurale, in cui gli edifici (soprattutto pubblici o religiosi minori) venivano costruiti senza eccessive decorazioni, ma con proporzioni equilibrate.
- Nessuna traccia di barocco o liberty, segno che non ha subito rimaneggiamenti stilistici evidenti.
🎯 Qualche Conclusione
Questo edificio è con ogni probabilità di epoca pre-unitaria, costruito certamente prima del 1860, verosimilmente tra il 1780 e i primi anni del 1800, in stile neoclassico semplice e con finalità collettive o residenziali sobrie. La sua struttura ordinata e funzionale, priva di decori, si inserisce bene nel contesto urbano dell’Italia settentrionale.
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